L'avvocato Dino Gassani assassinato nel suo studio legale assieme al suo assistente da 2 sicari

Leopoldo Gassani è stato uno dei grandi penalisti italiani degli anni '70 e '80. Aveva una grande cultura generale e una straordinaria sensibilità. Carismatico ed influente aveva un grande appeal nel foro tant'è che era ampiamente ammirato da colleghi ed avversari politici.

All'inizio degli anni '80 l'avvocato era impegnato nella difesa di Biagio Garzione, imputato di omicidio assieme
ad altri esponenti della criminalità organizzata. Anche se all'epoca non era ancora stata varata una legge sui collaboratori di giustizia, il codice pensale prevedeva già degli sconti di pena per chi collaborava. Gassani convince Garzione a rivelare il coinvolgimento nell'inchiesta sul rapimento degli imprenditori napoletani Ambrosio e Amabile il nome del boss del clan cutoliano Raffaele Catapano.

Grazie a questa dichiarazione una parte della NCO fu decapitata.

 

Fu proprio Catapano a commissionare l’omicidio di Gassani direttamente dalla prigione nella quale si trovava.

Il 27 marzo 1981 nello studio di Gassani a Salerno, si presentano due presunti clienti, ma cercano di obbligarlo ad una ritrattazione dell’accusa di Garzione. L'avvocato capisce subito che la situazione è tesa e mentre i due cercano ancora di convincerlo, lui scrive su un foglio: «Non posso perdere ogni dignità».

Sapeva che, se non avesse accettato, per lui non ci sarebbe stato scampo. Il suo rifiuto fu la sua condanna a morte. Viene ucciso a sangue freddo. Il primo colpo diretto al cuore, poi il colpo di grazia alla tempia per finirlo.

Il suo collaboratore, Giuseppe (Pino) Grimaldi, presente nel suo studio, viene ucciso con un colpo alla fronte subito dopo.

Approfondimenti

Nei giorni successivi alla morte, i figli Gian Ettore e Luigi maturano un proposito, ovvero quello di seguire il percorso del padre, di diventare avvocati. E dopo anni di sforzi e rinunce, riusciranno davvero a riaprire quello stesso studio.

Tutt’oggi, lo studio Gassani è ancora lì, in quella palazzina in centro a Salerno, e il figlio è lì ogni giorno, sulla stessa scrivania che fu del padre. Dino Gassani scelse di sacrificare la sua vita, rendendola un ideale immortale. - da La Repubblica

 

Per approfondimenti sulla vita, la sentenza e il racconto di Dino Gassani, rimandiamo al sito a lui dedicato