Salvatore Grigoli, uno dei killer di don Puglisi, autore di 46 omicidi, racconta a Famiglia Cristiana le ragioni per cui la mafia decise di uccidere il parroco di Brancaccio: “C’era la convinzione che il Centro “Padre nostro”, creato da don Puglisi, fosse un covo di infiltrati della polizia. Poi si scoprì che non era vero. Ma innanzitutto perché nelle prediche, a Messa, parlava contro la mafia e la gente sentiva questo suo fascino, soprattutto i giovani”.

Nominato parroco nel 1990 nel quartiere Brancaccio di Palermo, uno dei posti in cui operano i fratelli Graviano, legati al boss Leoluca Bagarella, da qui inizia il suo impegno nella lotta alla mafia. Il suo lavoro mira ad aiutare le nuove generazioni a non entrare nel vortice mafioso, infatti il sistema sociale presente nei quartieri più difficili porta a idolatrarne le figure di spicco. Il sacerdote, attraverso attività e giochi, vuole riaffermare nel quartiere una cultura della legalità, facendo capire ai giovani che i valori e le idee nel rispetto della legge possono far migliorare anche la situazione sociale nella quale vivono.  Questa sua attività ha costituito il movente stesso del suo omicidio.

La sua attività diretta, il fare nomi e cognomi dei boss mafiosi durante le omelie, destabilizza la struttura sociale della periferia palermitana. Subisce diverse intimidazioni, ma non si fa spaventare. Il 15 settembre 1993, durante il giorno del suo 56° compleanno,  Don Pino Puglisi viene ucciso davanti al suo portone di casa, nella zona est di Palermo. L’assassinio è avvenuto in tipico stile mafioso: mentre Don Pino si trova davanti la sua abitazione, qualcuno improvvisamente lo chiama e, mentre si sta voltando per rispondere alla chiamata, questi gli spara alla nuca. Al suo assassino, prima di morire, dice tre semplici parole: «Me lo aspettavo».

L'impegno di Padre Pino a favore dei più giovani, il suo lavoro in quartiere "dove si fa prima a dire quello che c'è, tutto il resto manca" diventa la marca distintiva dell'opera di Don Puglisi.

Promuove l'alfabetizzazione e creando dei campi scuola offre una seconda occasione ai residenti del quartiere più povero di Palermo. Il centro Padre Nostro diventa un luogo dove accogliere i giovani per toglierli dalla strada e strapparli alla criminalità. Inoltre la sua attività ha riscontri positivi per tutta la cittadinanza: fa sistemare le fogne, fa costruire un centro sanitaria e una scuola media.

Il suo rifiuto alla mafia è reale: decide di non accettare le donazioni dei privati per le feste patronali, soldi che provenivano dai clan mafiosi, e organizza incontri per discutere con al popolazione del rapporto tra Chiesa e mafia, rifiutando padrini di battesimo legati alle cosche.

Approfodimenti

Don Pino Puglisi il prete con i pantaloni, che denunciò la mafia

Da sapere

 

- A Don Pino Puglisi sono intitolate diverse scuole, una delle quali a Palermo.
- A lui è intitolato anche il premio letterario “Ricordare Padre Pino Puglisi” istituito nel 2011 dal Centro Padre Nostro fondato da Don Pino Puglisi il 16 luglio 1991
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Nel 2015, Don Pino Puglisi riceve alla memoria una Medaglia d’oro al valor civile.

Da leggere

 

- Nel 2014 Alessandro D'Avenia, che ha conosciuto don Puglisi in ambito scolastico, pubblica Ciò che inferno non è dedicato proprio al prof di religione 3P

Da vedere

 

- Alla luce del sole, il film di Roberto Faenza che ha vinto il David di Donatello e ha incassato 1,4 milioni di euro in Italia