Si era arruolato tra le file della resistenza partigiana e tornato in Sicilia si era subito messo alla testa del movimento contadino, per chiedere ciò che spettava di diritto ai tanti braccianti siciliani: diritti!

Le sue vicende familiari non sono tra le più serene: la madre muore quando lui è ancora un bambino, il padre viene arrestato perché colluso con la mafia di Corleone. Placido molto giovane rinuncia agli studi per dedicarsi alle cure dei fratelli. Coraggioso ed intraprendente si arruola nell'esercito, ma dopo l'armistizio dell'8 settembre entra nelle fila dei combattenti della Resistenza partigiana, nella banda clandestina del Gruppo Napoli.

Rientra a Corleone dopo la guerra e diventa esponente di spicco del Partito Socialista Italiano e poi della CGIL. La sua battaglia si concentra soprattutto sul lavoro di contadini e bracciati agricoli ancora ostaggio di latifondisti, proprietari terrieri e della mafia. Proprio per questo motivo, la mafia corleonese, all'epoca guidata da Michele Navarra cerca di convincere Placido a Rizzotto a desistere dalle sue battaglie, senza successo.

Non essendo riusciti a convincerlo, la sera del 10 marzo 1948, il sindacalista viene bloccato con la forza, e caricato di peso sulla vettura di Luciano Liggio, luogotenente di Michele Navarra.

Portato in un posto isolato, Rizzotto viene prima torturato, poi ucciso a colpi di pistola ed infine il suo corpo viene oltraggiato e gettato in un fosso.
Testimone involontario della violenza è il giovanissimo Giuseppe Letizia che si stava occupando del gregge al pascolo. Anch'egli, appena dodicenne, sarà ucciso dalla mafia in modo subdolo (trovi il racconto della vicenda di Letizia sulla nostra Enciclopedia).

 

Le indagini per la scomparsa di Placido partirono anche grazie all'impegno dei compagni di partito e dalla stampa nazionale, ma come spesso accade, subirono diversi tentativi di depistaggio. La svolta arriva nell’estate del 1949, quando ad occuparsi del caso sarà l’allora Capitano dei Carabinieri Carlo Alberto dalla Chiesa. Il 4 dicembre dello stesso anno vengono arrestati Vincenzo Collura e Pasquale Criscione che ammettono le loro responsabilità nel rapimento di Placido, ma fanno di più, coinvolgono infatti anche l'emergente boss Luciano Liggio, indicandolo come l’assassino del sindacalista.

Grazie alle testimonianze Dalla Chiesa fa recuperare i resti dell'uomo, e i familiari riconoscono gli abiti di Placido Rizzotto. I pentiti, però, cambiano versione davanti ai giudici affermando che le loro dichiarazioni erano state estorte dai Carabinieri. Il processo si chiude nel dicembre del 1952 con la pronuncia della Corte d’Assise di Palermo che assolve tutti gli imputati per insufficienza di prove.

Placido non ha mai visto giustizia nelle aule del Tribunale, perché la sentenza fu confermata in primo appello e dalla Cassazione.

 

Il busto dedicato a Rizzotto che si trova a Corleone
image source: https://www.flickr.com/photos/hbarrison/15041682319

Approfondimenti

La famiglia di Rizzotto nel 2008 è riuscita ad ottenere che a Polizia ritornasse sul caso, rivelando resti umani nella cava dove era stato gettato il corpo di Placido.

Da sapere

 

 

- A Placido Rizzotto nel 2012 viene attribuita una Medaglia d’oro al Merito Civile, con la seguente motivazione:

Politico e sindacalista fermamente impegnato nella difesa degli ideali di democrazia e giustizia, consacrò la sua esistenza alla lotta contro la mafia e lo sfruttamento dei contadini, perdendo tragicamente la giovane vita in un vile agguato ad opera degli esponenti mafiosi corleonesi. Fulgido esempio di rettitudine e coraggio spinti fino all’estremo sacrificio”.

Da vedere

 

 

Placido Rizzotto, film di Pasquale Scimeca, Produzione Arbash in collaborazione con Rai Cinema, 2000.