Nella notte tra il 28 e 29 gennaio 2015 scatta l’operazione Aemilia che porterà all’arresto di 240 persone fra Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto, Calabria e Sicilia. Questa operazione dalla valenza storica porterà al più grande maxi-processo per mafia nel nord.

Per comprendere il processo Aemilia, è necessario tornare indietro di circa mezzo secolo. Il 27 dicembre 1956 viene emanata la legge sui sorvegliati speciali con obbligo di soggiorno. Oggi possiamo considerare questa legge come una concausa del radicamento delle cosche mafiose nella regione Emilia-Romagna. Si tratta di concausa - appunto- non di fattore scatenante: un radicamento di questo tipo non sarebbe stato possibile senza l’accoglienza che hanno ricevuto questi soggetti da colletti bianchi, imprenditori e classe politica. Nel 1958 i soggiornanti obbligati legati cosche mafiose che arrivano in Emilia-Romagna sono più di 2.305: tra i tanti boss mafiosi possiamo citare Tano Badalamenti, mandante dell’omicidio di Peppino Impastato e presente sul territorio di Sassuolo, oppure Giacomo Riina, capo dei Corleonesi di Totò Riina in Toscana ed Emilia-Romagna e presente sul territorio di Budrio in provincia di Bologna. La vicenda che porta alla realizzazione dell’operazione e del conseguente processo AEmilia nasce nel 1982 con l’arrivo di Antonio Dragone, originario di Cutro in provincia di Crotone, a Quattro Castella (RE).

In brevissimo tempo, Dragone fa affluire nella provincia di Reggio Emilia familiari e fedeli con le rispettive famiglie per portare avanti i suoi loschi affari in regione, organizzando anche una sorta di G7 per spartirsi meglio il territorio con i boss presenti presenti al nord. Già nel 1983, il Questore di Reggio Emilia chiedeva infatti l’allontanamento di Dragone dal territorio, ritenendo che la sua presenza causasse un altissimo rischio di associazioni di tipo mafioso. In quel periodo, le redini del potere passano al nipote, Raffaele Dragone, affiancato da Nicolino Grande Aracri, killer dei Dragone. Fra i due seguono diversi attriti e tensioni su come gestire i traffici di droga e gli equilibri fra le famiglie di ‘ndrangheta sono instabili: i Vassapollo e i Ruggiero tentano di farsi strada in contrapposizione con i Dragone e i Ciampà. Scoppia una faida tra i due gruppi che si lascia dietro 28 omicidi realizzati e 18 falliti fra Emilia, Lombardia e Calabria.

Questi eventi sanguinari pongono le basi per l’operazione Aemilia con diverse accuse, tra le quali associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, porto e detenzione illegali di armi, intestazione fittizia di beni, reimpiego di capitali di illecita provenienza ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Gli interessi principali della cosca sono quelli di stringere rapporti con istituzioni, faccendieri, giornalisti, forze dell’ordine e politici. Gli inquirenti analizzano ogni aspetto di una cosca che riesce a radicarsi perfettamente nel tessuto economico e imprenditoriale emiliano, entrando nel mondo dell’edilizia, nella gestione delle cave, nel settore dei trasporti, nel movimento terra e nello smaltimento dei rifiuti. Sono i lavori collegati alla ricostruzione post-sisma che fanno gola e che permettono, attraverso l’acquisizione di appalti pubblici e privati, di investire e reimpiegare i proventi illeciti della cosca.

Contemporaneamente ad Aemilia scattano due operazioni: Kysterion in Calabria e Pesci in Lombardia che si aiuteranno reciprocamente nel ricostruire l’organigramma delle cosche al nord con la certezze che queste prime indagini facciano emergere solo la punta dell’iceberg. Il 31 ottobre 2018 si conclude il processo Aemilia, il più grande contro la ‘ndrangheta al Nord Italia, in cui sono stati chiesti 1700 anni di carcere nei confronti di 240 imputati, di cui 125 condannati. Viene confermata l’esistenza della ‘ndrina dei Grande Aracri che operava tra Reggio Emilia e il mantovano. Inoltre, il 20 aprile 2016 il consiglio dei ministri ha deliberato lo scioglimento del consiglio comunale di Brescello per infiltrazioni mafiose, divenendo così il primo comune dell’Emilia Romagna a essere sciolto per motivi di mafia.

Approfodimenti

Le interviste di GAL - Nessuno è Profeta

GAL ha intervistato Cristina Beretti, presidente del Tribunale di Reggio Emilia che ci ha raccontato la sua esperienza con il Processo Aemilia

GAL ha intervistato Paolo Bonacini, che dal 2015 racconta alla comunità di lavoratori il Processo Aemilia.