Dal 2015 è onorato come Giusto al Giardino dei Giusti di tutto il mondo di Milano. 

Ha ricevuto postumo la Medaglia d'oro al valor civile  per il suo impegno nella lotta contro la criminalità organizzata, consapevole dei rischi cui andava incontro.

É il 1952 quando Rocco Chinnici vince il concorso in Magistratura e viene assegnato al Tribunale di Trapani e subito dopo assume l’incarico alla Pretura di Partanna. L'inizio di una lunga tappa professionale, che lo porta a diretto contatto con la cittadinanza, segna profondamente la sua personalità, dandogli la possibilità di esercitare le sue grandi doti umane e professionali e di stabilire con la popolazione locale una eccezionale sintonia che lo spinge a ritardare la partenza verso un ufficio giudiziario più grande.

Chinnici viene ribattezzato Lu Preturi, un appellativo che identifica la sua attitudine a stare a contatto con le persone. Diventa l'istituzione alla quale rivolgersi per avere un aiuto o anche soltanto per ricevere una parola di conforto. La sua mole imponente e l’atteggiamento in apparenza distaccato si sciolgono in calorose strette di mano e affettuosi sorrisi di comprensione e solidarietà. Ciononostante Chinnici non viene meno ai doveri che la sua professione gli impone. Condanna quando si deve condannare, sempre con umanità, cercando di comprendere le ragioni dei comportamenti sbagliati per dare alla pena una portata rieducativa, per capire dove e come agire affinché quei reati non si ripetano.

Nel maggio del 1966 viene trasferito a Palermo, presso l'Ufficio Istruzione del Tribunale, come Giudice Istruttore: iniziò così ad occuparsi dei casi più delicati.

Nel 1970 gli venne assegnato il primo grande processo di mafia, quello per la "strage di viale Lazio". È in questo periodo che le istituzioni italiane cominciano a vacillare sotto i colpi di una mafia ormai diventata talmente potente e sfrontata da sfidare apertamente lo Stato. Chinnici ha una grande intuizione, e creando dei veri e propri gruppi di lavoro. Una scelta che sembra banale, ma non lo è perché dà di fatto vita alla prima forma di quelli che saranno poi definiti pool antimafia. Accanto a sé sceglie due giovani magistrati: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Riprendendo quel contatto diretto con la gente che aveva caratterizzato il suo lavoro di pretore a Partanna tanti anni prima, si fa conoscere come magistrato impegnato a sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni. La sua attenzione si rivolge in particolar modo ai giovani; Chinnici partecipa a numerosi incontri pubblici e nelle scuole, per parlare ai ragazzi della mafia e del pericolo della droga – strumento di potere e di guadagno dei clan.

È proprio nel pieno di quest'attività professionale, sociale e culturale che, il 29 luglio 1983, Chinnici rimase vittima di un attentato. La prima delle tante autobombe che verranno tristemente utilizzate nelle stragi degli anni ‘90 pose fine alla vita del giudice, segnando l'ulteriore e drammatico inasprirsi della strategia mafiosa. Insieme al magistrato persero la vita il portiere dello stabile, Stefano Li Sacchi, e i due carabinieri della scorta, Salvatore Bartolotta e Mario Trapassi.

Approfodimenti

Chinnici ha avuto un ruolo molto importante nella vicenda processuale di Peppino Impastato. Il magistrato infatti ha riconosciuto la matrice mafiosa del delitto di Impastato, riaprendo, di fatto, le indagini.

Da sapere

 

In una delle sue ultime interviste, Chinnici aveva dichiarato

La cosa peggiore che possa accadere è essere ucciso. Io non ho paura della morte e, anche se cammino con la scorta, so benissimo che possono colpirmi in ogni momento. Spero che, se dovesse accadere, non succeda nulla agli uomini della mia scorta. Per un Magistrato come me è normale considerarsi nel mirino delle cosche mafiose. Ma questo non impedisce né a me né agli altri giudici di continuare a lavorare.

Da leggere

 

- È così lieve il tuo bacio sulla fronte. Storia di mio padre Rocco, giudice ucciso dalla mafia, Mondadori di Caterina Chinnici
La figlia del giudice a sua volta giudice impegnata nella lotta alla mafia - sceglie di raccontare la vita «di prima» e la vita «dopo»: come lei, i suoi fratelli e la madre abbiano imparato nuovamente a vivere e siano riusciti a perdonare. L'unico modo per sentirsi degni di un padre e di un marito molto amato.

Da vedere

 

- Rocco Chinnici – É così lieve il tuo bacio sulla fronte di Michele Soavi, in cui il magistrato è interpretato da Sergio Castellitto e con Cristiana Dell'Anna e Manuela Ventura